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In seguito al crollo dei prezzi delle case ed alla, leggera, ripresa delle compravendite, si stima che, nel corso del 2014, le concessioni potrebbero avere un incremento parti al 15%. Lo sostiene una ricerca di "Banca Mps", secondo la quale "in presenza anche di politiche di offerta più espansive da parte degli intermediari creditizi", si potrebbe avere l'attesa ripresa immobiliare, capace di trainare l’economia nazionale.
Dallo studio, è emerso che: "il credito erogato sotto forma di mutui alle famiglie e di prestiti alle imprese di costruzioni e alle attività immobiliari di servizio rappresenti più di un terzo degli impieghi bancari totali e quasi il 50% di quello destinato a famiglie e imprese". Nonostante questo, l'elevato livello del rapporto dei "debiti finanziari delle imprese di costruzioni" sulla somma non solo degli stessi, ma anche del patrimonio delle aziende rappresenta un "fattore di grande vulnerabilità" che, va ad incidere sulla qualità del credito.
L'analisi spiega inoltre che: "l’evoluzione più recente mostra un sensibile calo dei finanziamenti al comparto delle costruzioni e una maggiore tenuta dei mutui alle famiglie, nonostante la marcata flessione sperimentata nei flussi delle nuove erogazioni negli scorsi anni", Dunque, per far ripartire il settore è necessario fare riferimento ai diversi canali di finanziamento: "dalla diffusione dei fondi immobiliari e dalla ripresa del project financing potrebbero giungere delle soluzioni che comunque comportano il coinvolgimento del partenariato pubblico".
La rimessa in moto del settore immobiliare rappresenta un nodo cruciale. Basta pensare che il totale degli investimenti relativi a costruzioni, della spesa erogata per affitti e per i diversi servizi di intermediazione corrisponde a ben un quinto del Pil nazionale.
Se si prendono in considerazione anche i vari effetti indiretti (come ad esempio un aumento di spesa nel comparto delle costruzioni) si potrebbe generare "sull'intera economia, un impatto complessivo in termini di valore tra i più elevati tra quelli attesi nel caso la maggiore spesa sia in alternativa destinata agli altri settori, sia dell’industria, sia dei servizi".
Secondo gli analisti "MPS", questo risultato potrebbe essere raggiunto ricorrendo all'applicazione della "clausola di flessibilità europea" prevista per gli investimenti Al contempo però, il Governo, dovrebbe intervenire con un'azione "mirata a superare l’incompatibilità tra una disponibilità di fondi strutturali europei ed il loro mancato utilizzo per rispettare i vincoli di finanza previsti dai Patti di Stabilità interni di regioni ed enti locali, oltre ad un’adeguata spending review, in grado di liberare risorse aggiuntive".
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