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La Tasi è una patrimoniale
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Il Governo si ostina a parlare dj service tax, ma la Corte dei conti non ha dubbi: la Tasi altro non è che la tanto odiata - e famigerata - Imu, pur con un nome nuovo di zecca appositamente ideato per confondere le idee ai contribuenti.
Lo hanno detto a chiare lettere, nei giorni scorsi, alcuni degli esponenti dell'organo di controllo, fermamente convinti che la nuova - si fa per dire - tassa sulla casa sia, a conti fatti, una vera e propria patrimoniale.
Tre, nello specifico, le criticità che la Corte dei conti ha individuato nel regolamento relativo alla chiacchieratissima Tasi: la magistratura contabile ritiene, innanzitutto, che le agevolazioni sbandierate siano solo temporanee e che quindi, i contribuenti che ne hanno diritto sono comunque destinati a perderli nell'immediato futuro.
La Corte dei conti contesta, in secondo luogo, il fatto che la tassa debba essere calcolata in base al valore effettivo - quello dichiarato dal catasto, per intenderci - dell'immobile, e che quindi a pagarne le conseguenze saranno, ancora una volta, solo ed esclusivamente i proprietari.
Una service tax, invece, avrebbe gravato meno sulle loro tasche chiamando in causa anche gli inquilini degli immobili eventualmente dati in affitto. Infine, l'organo di controllo storce il naso alla luce della variabilità della Tasi: ogni Comune sarà libero di calcolarla in base a criteri stabiliti dall'Ente stesso, il che potrebbe causare l'accentuarsi del fenomeno dei soliti "furbetti" che delocalizzano le proprietà in maniera tale da pagare meno.
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