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La classe media non esiste più
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I cosiddetti Paesi in via di Sviluppo, stanno diventando veri e propri "soggetti attivi", protagonisti capaci di produrre e consumare ricchezza. Il mondo, presto, non sarà guidato solo dall'occidente in quanto l' "equilibrio planetario" è in rapida mutazione e stanno emergendo nuovi centri di potere (in particolare il Brics, il "gruppo costituito da Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa"). Il "Fondo monetario internazionale" prevede, addirittura, che, già nel corso di quest'anno il "Pil totale dei paesi emergenti supererà quello delle economie sviluppate".
La crescita economica porterà in questi paesi la nascita, o meglio, lo sviluppo di una nuova "classe media" (ossia "quella classe di difficile definizione che vive al di sopra della soglia di povertà e al di sotto del lusso dei grandi ricchi"). Secondo gli esperti, essa rappresenta circa "1/3 della popolazione africana, metà di quella russa, tre quarti dei sudamericani e ben il 90% dei cinesi".
Senza addentrarsi nei criteri che vanno a definire, in base al reddito, la classe media, non ci si può non domandare su "cosa attendersi da queste nuove classi medie che, come tutte quelle che le hanno precedute, hanno interesse al risparmio, alla salute, a una migliore educazione, ma rivelano anche un tratto che interessa particolarmente gli economisti oggi, ovvero la propensione al consumo. Che fa girare merci e soldi, ma ha anche ben altre implicazioni".
Vanno considerate, inoltre, anche le conseguenze derivate dall'apparizione di questa "nuova, immensa classe di consumatori dal portafoglio sufficientemente pieno e molti status quo", Sicuramente, gli "equilibri economici internazionali", saranno sovvertiti culturalmente (e non solo), ma non solo. Quali saranno gli effetti sull'ambiente se, ad oggi, non riusciamo ad attuare il "protocollo di Kyoto" (che noi stessi non riusciamo a rispettare)?
Grandi cambiamenti ci attendono e dovremmo imparare ad affrontarli nel modo migliore. Infatti, noi che abbiamo approfittato di tutto per troppo tempo, adesso, non possiamo pretendere una decrescita felice e neppure possiamo negare al resto del mondo di raggiungere ciò che per troppo tempo gli è stato precluso.
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