La valutazione data da Bruxelles alle Pmi italiane corrisponde, infatti, ad un 6,5, voto sicuramente molto positivo, ma anche migliorabile poiché l’Italia nonostante abbia delle grandi capacità può e deve ancora migliorare riducendo le proprie pecche, come i ritardi sui pagamenti, la scarsa internazionalizzazione delle Pmi, la poca fluidità nelle pratiche burocratiche e gli infiniti tempi della giustizia civile.
Le valutazioni sono state eseguite seguendo 62 indicatori, estrapolati da 9 capitoli del Small Business Act, che è un decalogo composto dalle normative delle piccole e medie imprese; in base a questi indicatori le prime della classe sono la Finlandia, prima in assoluto con una valutazione pari a 9, seguita da Germania, Austria e Olanda, tutte con una valutazione pari a 8.